Partire dall’uomo, partire dall’educazione

Marco Masi, presidente della FOE (Cdo Opere educative), associazione che raccoglie centinaia di scuole paritarie, è intervenuto venerdì 17 al primo dei due incontri che Il Portico del Vasaio, insieme alla CdO, ha organizzato per confrontarsi con i candidati Bonaccini (Centro sinistra) e Borgonzoni (Centro destra). L’incontro era stato preceduto dalla diffusione di un volantino a firma Comunione e Liberazione che invitava a costruire percorsi nuovi, privi di qualsiasi pregiudiziale, volti a generare nuove forme di comunità, come suggestivamente racconta il breve video proiettato a modo di introduzione e che riporta alcune parole del presidente Mattarella e di Papa Francesco.


L’urgenza oggi è ripartire. 
Abbiamo posto a Masi alcune domande per capire meglio che cosa oggi sia realmente in gioco.

Il sentimento prevalente di fronte a queste elezioni, così come di fronte all’intera vita politica, è lo smarrimento e la sfiducia. Da dove ripartire per una buona politica ?

Per rispondere provo a partire da due esperienze che ho fatto in questi giorni. 
La CdO di Bologna, come contributo al dialogo sul bene comune in questo periodo elettorale, ha proposto in città la mostra su Vaclav Havel, preparata per il Meeting 2019. Alla domanda da dove ripartire, risponderei proprio da quello che è un punto centrale della esperienza di Havel e che colpisce tanti ancora oggi: dalla responsabilità personale. Le circostanze che si incontrano nella vita (singola o collettiva) sono sfide alla propria realizzazione personale. Havel esemplifica raccontando la vicenda di un birraio che voleva fare bene il proprio lavoro (voleva fare una birra buona) e non si è piegato alla mediocrità imposta dal “sistema”. Ha tenuto alto il suo desiderio, ciò per cui si sentiva chiamato e amava fare, fino a pagare di persona, dovendo subire il licenziamento.
La seconda esperienza recente è stata durante un incontro con un candidato alle prossime elezioni regionali. Mi ha colpito come ad un certo punto, dopo il discorso di routine, si sia “acceso” raccontando alcune esperienze positive (volontariato, scuole, opere di solidarietà, giovani impegnati…) scoperte nella nostra città. Questo suo stupore ha contagiato anche me.
Nella mia esperienza mi sono reso conto che la responsabilità personale di fronte alle circostanze è possibile, tiene nel tempo. Essa vive della gratitudine verso un bene incontrato, che si desidera abbracciare e far crescere sempre più. 
Chi fa politica, chi ci amministra, in fin dei conti vuole contribuire al bene delle persone. Per far questo, secondo me, la via maestra è innanzitutto valorizzare i tanti punti di positività e di speranza presenti e incontrabili nelle nostre città.
Secondo me si può ripartire perciò da una responsabilità personale di fronte alle circostanze che sono date ad ognuno, grati delle esperienze di bene che ci sono e che possiamo guardare e servire.

Nel video che accompagna questa intervista, e proiettato durante gli incontri di CdO e Portico con i candidati contrapposti, si sottolinea la parola comunità. È ciò che oggi manca. Lei – nelle sue funzioni istituzionali (presidente FOE) e personalmente – come vive il senso di essere comunità ? Che cosa lo genera?

Nel video il presidente Mattarella parla del necessario cammino della persona dall’io, al tu, al noi.
Ma questa è proprio la dinamica del rapporto educativo! La persona scopre il valore infinito di sé in una relazione con l’altro e scopre che la piena realizzazione di sé è nella costruzione del noi. L’educazione porta ciascuno di noi a scoprire e a riscoprire continuamente, nella propria esperienza (l’unica che convince veramente), come l’io e il tu/noi non sono “soggetti” contrapposti.
Riflettendo sulle tematiche “pubbliche”, come stiamo facendo ora, appare evidente l’enorme valore che hanno luoghi educativi come le scuole. 
Poterle servire, per me, è un modo per dare un contributo al bene comune.   
Nella nostra azione cerchiamo di valorizzare le esperienze più significative che emergono e di costruire una rete tra le scuole, perché i protagonisti della associazione siano gli associati stessi. Stiamo cercando di valorizzare e accompagnare i giovani (amministratori e dirigenti scolastici), perché anche gli ambiti associativi e lavorativi hanno una grande valenza educativa e sono chiamati a formare e “lanciare” i più giovani.

Nel volantino si parla di vincere la contrapposizione tra gli schieramenti e ripartire rigenerando l’io. Lei vede esperienze che già mettono in atto questa generazione? Onestamente parlando vi sono già ricadute politiche (di generazione di una buona politica) o resta un discorso per un, più o meno lontano, futuro?

Io credo che se si ha a cuore il benessere di un popolo e il futuro di un paese, si debba riconoscere che la questione fondamentale è quella educativa.
Grazie a Dio, anche oggi, ci sono tanti ambiti (“comunità”) educativi per i giovani e non solo. Allora occorre stimare le realtà sociali che ci sono, sostenere la loro crescita, fare il tifo perché si aprano al contributo dei più giovani, favorire la nascita di nuove esperienze.
Il lavoro educativo è fondamentale anche per formare e orientare i giovani verso l’impegno attivo per il bene comune. 
Penso inoltre che sia molto importante che chi fa politica, a tutti i livelli e in tutti gli schieramenti, possa incontrare e conoscere le realtà sociali significative. Lavorare per il bene comune ha infatti tutto un altro gusto se si hanno presenti le persone che, nella diversità dei ruoli, cercano di contribuire allo stesso scopo. 

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