Non ci diamo la vita da soli

chesterton blogLa morte di Desdemona, il grido di Otello, la domanda di Chesterton.

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Dov’è il principio della vita, il ‘quid’ che ci fa essere, momento per momento? E’ la domanda drammatica che Chesterton ritrova, e commenta, in un passo dell’Otello di Shakespeare. Estendo agli amici, in occasione del 9 febbraio, queste righe che mi sembrano attuali come fossero state scritte un’ora fa. Perché una cosa è certa: l’autore della vita ci chiama ogni momento, non c’è avventura più appassionante che lasciarsi incontrare, ora.
Paolo Facciotto

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«If I quench thee, thou flaming minister,
I can again thy former light restore,
Should I repent me; – but once put out thy light,
Thou cunning’st pattern of excelling nature,
I know not where is that Promethean heat
That can thy light relume.»

«Se ti estinguo, strumento di luce, posso
riaccender di nuovo la fiamma di prima,
se mi pentissi – ma una volta spenta
la tua luce, la più perfetta creazione della
eccellente natura, io non so dove sia
quel calore Prometeico, che possa
riaccendere la tua fiamma.»

……

<<Il grido di Otello oltrepassa la morte di Desdemona, va al di là della morte stessa, è la brama della vita e il segreto di essa. Dov’è il principio di quello splendore abbagliante per il quale siamo, perché non possiamo produrre la vita come produciamo la morte? Varrebbe la pena di notare, di passaggio, che perfino la chimica che ha potuto produrre la tela e i cuoi sintetici ha finalmente ammesso di non poter produrre la vita sintetica. I chimici ci dicono che un giorno, in qualche luogo, debbono esserci state condizioni speciali, sebbene i loro laboratori dovrebbero essere certamente in grado di creare qualsiasi condizione capace di esistere in qualunque luogo. «Io non so dove sia questo calore prometeico» né essi lo sanno. Questo grido a cui nessuno risponde risuona ancora nell’universo.>>
G.K. Chesterton, “La letteratura inglese e la tradizione latina”, discorso tenuto dall’autore nel Salone del Duecento in Palazzo Vecchio a Firenze il 14 maggio 1935; traduzione di Rina Detti, Raffaelli Editore, Rimini 2009.

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