Le note della Fede

Musiche di Anton Bruckner, commento di Benedetto XVI
Guida all’ascolto con registrazioni video di alcune delle pagine musicali più amate da Joseph Ratzinger e i suoi testi di commento

Mettersi in ascolto della grande musica insieme a Papa Benedetto XVI, per coglierne il senso di “continua attesa” e di percezione del mistero insito nella realtà: è questo il senso dell’ultima iniziativa del centro culturale di Rimini “Il Portico del Vasaio”, realizzata con la collaborazione della Fondazione internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero sociale della Chiesa, della Cineteca comunale di Rimini e dell’Archivio Sonoro Pontificio della Radio Vaticana, grazie al quale un pubblico folto, attento e commosso ha potuto riascoltare dalla viva voce di Sua Santità i commenti alle sinfonie Sesta e Nona e al “Te Deum” di Anton Bruckner.
“Le note della fede”, venerdì 8 marzo scorso: un’ora di ascolto guidato di brani scelti del compositore austriaco di fine Ottocento, uomo di “fede semplice, solida e genuina” tanto nella vita quanto nella scrittura – “ascoltare la sua musica è quasi come trovarsi all’interno di una grande cattedrale, osservando le grandiose strutture portanti della sua architettura, che ci avvolgono, ci spingono in alto e creano emozione” -, in forte rapporto con la tradizione e al contempo pienamente inserita nel presente, innovativa fino a portare “alle estreme conseguenze il processo romantico di interiorizzazione”.
“Ringrazio Iddio per avermi posto accanto la musica quasi come una compagna di viaggio”, ha detto un giorno il Papa, lui che ha testimoniato di essere stato ferito dalla bellezza e stupito dalla musica fin da bambino nella chiesa parrocchiale di Traunstein, ascoltando le messe di Mozart: “per me, ragazzino venuto dalla campagna, era come se il cielo si aprisse”, “una musica in cui il giubilo degli angeli per la bellezza di Dio diventava per noi palese. Qualcosa di quella bellezza era presente in mezzo a noi”.
Immedesimarsi in tutto questo – come dice Benedetto XVI a proposito del finale del “Te Deum” di Bruckner – non è per “sfuggire dal presente”, “ma piuttosto per viverlo ancora più intensamente, portando nella realtà in cui viviamo un po’ di luce, di speranza, di amore”. Vivere intensamente il reale: questo ci insegna ancora, pure dal suo nascosto silenzio, il Papa.

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