Giussani100. Il commento di don Giussani al Miserere

Luigi Giussani: il Miserere e l’abbraccio ricreatore del Padre

Miserere. Il riconoscimento del proprio peccato può accadere solo davanti alla Misericordia, solo dentro l’abbraccio ricreatore del Padre. Il canto di Allegri, nella sua purezza cristallina e nell’arditezza dei suoi slanci, è, infatti, tutto appoggiato e abbandonato nelle braccia della Misericordia.
Miserere: avendo negli occhi la Presenza, non il proprio peccato. Basta questo; a tal punto che non ti puoi fermare neanche per un istante al tuo peccato.
Miserere: come sospendendo il canto, apparentemente sospendendo il canto, ma entrando nel cuore del canto.

Immaginiamo l’esperienza del bambino che, dopo lo sbaglio, ancora singhiozzante si stringe nelle braccia della madre: il suo dolore non è per lo sbaglio fatto, ma per il timore di aver potuto perdere quella presenza. Così in te spunta, sentirai spuntare, un dolore qui, un dolore là; ma spunterà il dolore nella sua vera natura. La vera natura del dolore è l’inizio dell’amore. Infatti fino a quando la bellezza o l’oggetto dell’amore è solo attrattiva, è come quando in una giornata di sereno c’è foschia in cielo: il sole c’è, però c’è foschia; c’è sereno, ma si vede il reticolato di nebbia che col dolore scompare, solo nel dolore scompare. Dopo di che lo sguardo e la contemplazione della verità continuano, come continua il fischio, il suono del dolore. Senza dolore non c’è verità.


Se io non mi scoprissi così peccatore, così differente dal Padre, come uno che scappa, prodigo che va via, che butta via quello che il Padre gli ha dato – io facilmente dimentico come il Padre si comporta con me, io lo dimentico mentre vivo la giornata con te –, non ci sarebbe l’idea vera di me e, perciò, non potrebbe essere sostenuta l’idea vera del Mistero. Infatti non si potrebbe scoprire che è Misericordia.
Questa è la più grande ed «esplosiva» rivelazione: il Padre che abbraccia tutti nella salvezza. La figura di Cristo è il Padre misericordioso, la misericordia dell’Essere, perché l’Essere è misericordia. Allora uno, fosse pieno di sporco, s’aggrappa a Lui.

Il Miserere di Allegri è l’espressione del vero dolore, dell’inizio di un dolore che diventa gratitudine, nel tempo. È l’inizio di un dolore la cui maturità, il cui maturarsi è come un seme, è il seme di un dolore che sviluppandosi in fiore diventa gratitudine, è il fiore della gratitudine: riconoscenza per l’essere amati, riconoscimento e accettazione di questo. E ciò fa generare qualche cosa perché se è accettazione dell’essere amato, allora è amare a mia volta; la risposta è amorosa, e la memoria dell’essere amato fa diventare sorgente di azione, sorgente di creazione, di creatività. Il primo alimento dell’amore, la cui essenza originale è l’accettazione, è il dolore che questa accettazione non investa e non determini tutto di me.

L’ideale non è togliere tutti i peccati, l’ideale è guardare Cristo, se si vuole veramente che anche il peccato grosso sia vinto. Altrimenti non è vero che vogliamo togliere il peccato grosso, ma che vogliamo avere il gusto di dire: «Sono riuscito io». Mentre dire: «Egli solo è» esige una umiltà da mendicante.

Luigi Giussani

A questo link l’intervista a Marco Gemmani, direttore della Cappella Marciana

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.