I racconti di Nostra Signora

Nostra signoraI racconti di Nostra Signora.
Storie di Natale, miracoli e visioni.

26 dicembre, ore 18.00, Chiesa di Sant’Agostino
ingresso gratuito con offerta libera devoluta ad AVSI

Al momento della verifica delle bozze di stampa del suo Mistero della carità di Giovanna d’Arco, Charles Peguy ne espunse alcuni lunghi brani. Una parte di questi è stata pubblicata in seguito con il titolo di Mistero della vocazione di Giovanna d’Arco. Questa nostra rappresentazione nasce seguendo le tracce di una citazione della vita personale di Peguy nascosta dall’autore all’interno di questo testo.

Durante la sua conversazione con Jeannette (la giovane Giovanna d’Arco), Madame Gervaise le racconta la storia di due strani pellegrini cantastorie e le riporta uno dei loro racconti.

<<Erano due fratelli. Io mi ricordo bene. Mi ricordo bene i loro nomi. Si chiamavano Gerolamo e Giovanni Teroldo, i due celebri fratelli Gerolamo e Giovanni Teroldo. Erano due strani pellegrini. Spergiuravano e sacramentavano continuamente, Dio li perdoni. Spergiuravano come dei pagani. E commettevano con grande frequenza, con frequenza maggiore rispetto a quelli della loro condizione il peccato della collera, di andare in collera e di millantare con tutti. Erano due uomini di cuore. Allora, per espiare i loro peccati che commettevano di continuo, che ricominciavano l’indomani mattina, essi continuavano a fare dei voti, si rimettevano continuamente in strada. Allora, essi erano continuamente sul cammino della Terra Santa. Facevano continuamente dei pellegrinaggi.>>

I nomi dei due pellegrini (nel testo francese Jerome et Jean Théroulde) sono una citazione evidente, appena camuffata, dei nomi di Jerome e Jean Tharaud, amici di Peguy, famosi scrittori e Accademici di Francia. E il racconto che Madame Gervaise riporta a seguire, I tre ducati, è tratto dai “Contes de Notre-Dame” pubblicati dallo stesso Peguy nel 1902 e nel 1904 nei numeri natalizi dei propri Cahiers de la Quinzane e firmati dagli stessi fratelli Tharaud.

Questi racconti, contenuti nei due Quaderni, derivano tutti dalla tradizione medioevale dei “miracoli della Vergine”, un vero e proprio genere letterario composto da centinaia di opere che autori diversi hanno ripreso in tempi diversi, contribuendo a farne una sorta di canone. I più famosi sono Gautier de Coinci (1177-1236), Gonzalo de Berceo (1197-1264), Alfonso X il Savio (1221-1284, con le sue Cantigas de santa Maria), Rutebeuf (metà 1200). I fratelli Tharaud, con la loro riscrittura e il loro adattamento dei testi più antichi, hanno di fatto dato continuità a questa tradizione.

La rappresentazione è dunque composta dalla lettura di una serie di racconti scelti e tradotti per l’occasione tra i “Contes de Notre Dame” dei fratelli Tharaud (la loro raccolta non è mai stata tradotta e pubblicata in Italia).

Questi racconti sono incorniciati tra una citazione iniziale e una finale del testo di Peguy sui suoi pellegrinaggi alla Madonna di Chartres.
Insieme ai testi dei Tharaud, trovano posto due testi storici – la preghiera alla Vergine di François Villon, contenuta nel suo Testamento, e la preghiera alla Vergine del chierico Teofilo di Rutebeuf – entrambi amati dallo stesso Peguy (tanto che egli si assimila al furfante Villon trattando la Vergine sul calvario come propria madre e sé come il condannato in croce).

Naturalmente un paio di racconti, tra quelli presentati, sono legati al Natale.

Ad accompagnare la lettura dei brani, un repertorio di canti della tradizione medioevale e una serie di brani trascritti per violoncello solo.

I “miracoli” che presentiamo non sono solo racconti agiografici o formativi. Essi mostrano una qualità letteraria propria, con svolgimento e finale spesso sorprendenti, con veri e propri colpi di scena che accompagnano l’apparizione della Vergine o la sua azione.

A questo proposito è importante notare come Maria non intervenga, come accade ad esempio nella tradizione popolare degli ex voto dipinti, solo salvando da una caduta da cavallo, dall’annegamento in un fiume oppure guarendo una malattia. La Vergine interviene sempre portando un giudizio nuovo e inaspettato sulle vicende umane, indicando una prospettiva diversa con cui guardare la vicenda storica che viene raccontata. Ad esempio con uno sguardo sempre materno, che permette a chi la invoca di guardare a sé con la stessa tenerezza, a un uomo disperato di ritrovare la propria dignità. E il privilegiato che la incontra, del miracolo che gli accade, trattiene la tenerezza e l’amore di Lei quale privilegio vero ricevuto.

Attori: Monica Morini,
Bernardino Bonzani (Teatro dell’Orsa)
Canto: Guya Valmaggi
Violoncello: Marcella Ghigi
Ricerca musicale: Paolo Baioni, Guya Valmaggi
Cura e traduzione dei testi: Vittorio Possenti, Roberto Gabellini

La rappresentazione è realizzata con il contributo dell’Istituzione Musica Teatro Eventi del Comune di Rimini.
Le offerte, come tradizione, saranno devolute ad Avsi.

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